Instructions: The Whale

Anna Conway

15 giugno – 16 settembre 2024

Dopo la prima mostra in Europa organizzata con l’artista nel 2016 presso la Pattern Room della Collezione Maramotti questa nuova, intima esposizione si pone come punto emblematico dell’avanzamento della ricerca pittorica di Conway, inaugurando allo stesso tempo una serie di opere (Instructions, “istruzioni”) che esplorano l’idea degli animali e dei loro addestratori sullo sfondo di un green screen.

La rappresentazione di questo elemento, un dispositivo utilizzato nella produzione cinematografica e televisiva commerciale che consente di isolare il soggetto filmato e di riprodurlo su uno sfondo differente, riflette la costante fascinazione dell’artista nei confronti del ruolo insignificante degli esseri umani in relazione all’ambiente che li circonda, spesso magnifico e terrificante al contempo.

Gli schermi verdi risultano inoltre pienamente coerenti alla pratica di Conway, che costruisce la rappresentazione per fasi successive di un’ipotetica sceneggiatura personale, come scrivendo un libro o girando un film, aggiungendo o togliendo elementi dalla scena raffigurata nel corso del lungo processo di lavoro.

Insieme al nuovo dipinto è presentato in mostra un video di circa cinquanta fotografie con le quali Conway ha documentato altrettante fasi della progressione verso l’opera finale: questi scatti informali di lavoro delineano l’evoluzione del rapporto tra l’artista e l’immagine, man mano che essa prende forma nell’arco di un tempo esteso.

Guidata da metodo e intuizione, da osservazione ravvicinata della realtà e pura immaginazione, per la creazione di The Whale Conway è partita dal concetto di “rewilding”, ossia il recupero di aree selvatiche, la reintroduzione di specie nel rispettivo habitat – e, in senso più ampio, la rinuncia dell’uomo al controllo sulla natura.

Da sempre profondamente appassionata agli animali e all’esplorazione delle possibilità con cui comunicare con loro, l’artista ha qui espanso il pensiero sugli addestratori di animali, su se stessa e sull’ambiente, tracciando connessioni con memorie d’infanzia e con la genialità letteraria del Melville di Moby Dick.

Abitati da intenzioni e prospettive diverse, sempre originati da un suono immaginato dall’artista come punto di sviluppo iniziale, i dipinti di Conway divengono sostituti di interrogativi su persone e luoghi che risultano familiari e insieme imperscrutabili.

The Whale, i cui protagonisti principali sono una balena e la sua addestratrice, è un’opera cinematica, soprannaturale, drammatica, a tratti biblica. Nonostante la forte componente dinamica dell’iconografia – con l’oceano in tempesta e il vento che gonfia le tele-vele verdi di una precaria scenografia, la scogliera battuta dalle onde e il drone a riprendere l’azione – la scena appare inafferrabile, concentrata in un istante, sospesa in un fermo immagine denso di mistero.
Accompagna la mostra una conversazione scritta tra Anna Conway e il critico americano Bob Nickas.