3ª edizione 2009-2011 Andrea Büttner
Sto solo cercando di esprimere diverse connessioni sociali o delle possibilità.
Andrea Büttner
Per la terza edizione del Max Mara Art Prize for Women la vincitrice Andrea Büttner (n. 1972) ha esplorato la confluenza di religione, arte e condizione dell’artista nel mondo contemporaneo. Utilizzando incisioni, tessuti, fotografie e oggetti quotidiani, l’artista ha trasformato lo spazio espositivo in uno spazio di contemplazione.
Le artiste finaliste e la giuria
Finaliste: Becky Beasley, Andrea Büttner, Elizabeth Price
Giuria: Iwona Blazwick OBE, Direttrice di Whitechapel Gallery; Polly Staple, curatrice; Alison Jacques, gallerista; Fiona Banner, artista; Valeria Napoleone, collezionista
Il progetto vincitore dell’edizione
The Poverty of Riches, il progetto vincitore che Büttner ha presentato per il Max Mara Art Prize for Women, esplora il concetto di povertà indagando le tangenze tra i rituali religiosi e quelli artistici, nonché le analogie tra le comunità religiose e il mondo dell'arte, sviluppando inoltre una personale ricerca sull’uso simbolico del tessuto nell'arte religiosa italiana.
Ispirata dal testo The Poverty of Riches di Kenneth Baxter Wolf, che affronta il tema della povertà volontaria, Büttner si interessa ai movimenti monastici, ma anche a quelli artistici, in particolare all’Arte Povera, sviluppatasi in Italia dalla fine degli anni Sessanta.
Per Büttner la rinuncia dei monaci alla ricchezza corrisponde alla scelta di “povertà” nell’Arte Povera, in opposizione all’opulenza dei mass media, dello stile, del significato e del mercato dell’arte.
Residenza
Durante la sua residenza in Italia, Andrea Büttner è stata facilitata dall’ospitalità di Giancarlo Aragone durante il suo incarico di ambasciatore italiano a Londra, dall’Accademia Americana di Roma e dalla sua direttrice Carmela Vircillo Franklin, e da Maria e Michelangelo Pistoletto della Fondazione Pistoletto a Biella.
Nei sei mesi di residenza, Büttner ha inoltre avuto la possibilità di trascorrere del tempo con gruppi monastici umbri, di visitare gli affreschi di Giotto ad Assisi e di confrontarsi con la Collezione Maramotti di Reggio Emilia, incontrando il lavoro di artisti come Alberto Burri, Enrico Castellani e Piero Manzoni, il cui utilizzo dei materiali prefigura il movimento italiano dell'Arte Povera.
The Poverty of Riches
Whitechapel Gallery (1 - 10 aprile 2011)
Collezione Maramotti (13 novembre 2011- 29 aprile 2012)
I risultati della residenza in Italia organizzata per Büttner sono evidenti nel progetto The Poverty of Riches, in cui l’artista enfatizza lo spazio espositivo come luogo di raccolta e contemplazione, collegando le nozioni di povertà espresse in Italia nel XII secolo da San Francesco con quelle dell’Arte Povera nel XX secolo.
Le xilografie raffiguranti l'iconografia cristiana, ad esempio una tavola imbandita per un pasto, sono presentate accanto a quelli che Büttner chiama “dipinti”, ovvero monocromi realizzati con i tessuti delle uniformi di impiegati pubblici (guardaparco, poliziotti, operatori ecologici). Questa serie di dipinti monocromatici riprendono l’autonomia dell’arte propria dell’Alto Modernismo, avendo in mente in particolare le sperimentazioni di Kazimir Severinovič Malevič, Yves Klein o Ad Reinhardt.
Attraverso questi lavori, insieme ad altri materiali suggestivamente umili - un cumulo di mele, una tovaglia di carta, una serigrafia di solo testo - l'artista esplora l'uso simbolico del tessuto e degli oggetti nell'arte religiosa italiana e nella loro forma secolare contemporanea.
L’artista si è soffermata sull'impiego dei tessuti in virtù di un’associazione narrativa e simbolica. Ripercorrendo la storia familiare di San Francesco, il commercio dei tessuti si rivela la fonte del benessere economico da cui il Santo volontariamente si allontana - prodromo necessario all'istituzione dell’ordine francescano. La valenza simbolica del tessuto si ritrova così nella scelta dei monaci di vestire tessuti poveri, grezzi e poco piacevoli al tatto, con la finalità di esteriorizzare la loro decisione spirituale.
Nella mostra lo spazio espositivo è così trasformato in un luogo di contemplazione, in cui sono esposti lavori che rappresentano elementi dell'iconografia religiosa, realizzati con la tecnica tradizionale della xilografia, accanto ai quali tessuti quotidiani vengono presentati come tele tese e colorate.
Dopo la prima tappa dell’esposizione alla Whitechapel Gallery di Londra, Büttner ha rielaborato l’allestimento delle opere adattandolo agli spazi della Collezione Maramotti.