9ª edizione 2022-2024 Dominique White
Un futuro [Nero] che, pur non essendosi ancora materializzato, deve arrivare.
Dominique White
Per la nona edizione del Max Mara Art Prize for Women la vincitrice Dominique White (n. 1993) ha esplorato l’idea di ribellione e di trasformazione, attraverso quattro grandi sculture che proseguono l’interesse dell’artista per la creazione di nuovi mondi attorno al concetto di “Blackness” e al fascino della potenza metaforica e della forza rigenerante del mare.
Le artiste finaliste e la giuria
Finaliste: Rebecca Bellantoni, Bhajan Hunjan, Onyeka Igwe, Zinzi Minott, Dominique White
Giuria: Gilane Tawadros, Direttrice di Whitechapel Gallery (presidente); Bina von Stauffenberg, curatrice; Derica Shields, scrittrice; Rózsa Farkas, gallerista; Claudette Johnson, artista; Maria Sukkar, collezionista
Il progetto vincitore dell’edizione
Deadweight, il progetto vincitore che White ha presentato per il Max Mara Art Prize for Women, trae ispirazione dal simbolismo e dal potere trasformativo del mare. Le sue opere d’arte esplorano la tensione tra una fragilità spettrale e una pesante presenza fisica, spesso incorporando manufatti marittimi dismessi come vele, alberi, legno e cime danneggiati dalle intemperie, oltre a materiali come argilla e ferro non trattato.
La proposta vincente che White ha presentato per il Max Mara Art Prize for Women rielabora il concetto marittimo di “deadweight” [portata lorda], tradizionalmente associato alla stabilità di una nave, per esplorare le possibilità di rottura e liberazione.
Residenza
Durante la residenza in Italia organizzata per l’artista dalla Collezione Maramotti, White ha viaggiato tra Agnone, Palermo, Genova, Milano e Todi, per esplorare il significato e l’utilizzo della “portata lorda”, il suo ruolo nel passato nel commercio degli schiavi e le sue possibili forme future. Attraverso una serie di risorse archivistiche e l’incontro con esperti, White ha approfondito la conoscenza di processi produttivi artigianali e di nuove narrazioni storiche per sviluppare il suo progetto.
Ad Agnone, nella regione del Molise, White ha approfondito le tecniche di fusione e colata del bronzo. Ha partecipato a un laboratorio di una settimana presso la storica Pontificia Fonderia di Campane Marinelli, una fonderia a conduzione familiare fondata più di mille anni fa.
A Palermo White ha conosciuto Giovanna Fiume, professoressa di Storia Moderna all’Università di Palermo, per approfondire attraverso lezioni private sul tema e visite a luoghi simbolici della città il tema, dal punto di vista storico e contemporaneo, del commercio di schiavi nel Mediterraneo.
Successivamente, a Genova, sotto la guida dei professori Massimo Corradi e Claudia Tacchella, specializzati nella scienza e nella storia delle costruzioni navali, l’artista ha visitato alcuni dei più importanti musei e archivi navali e archeologici, intraprendendo un’indagine incentrata sulla modalità di costruzione delle navi e sulla terminologia navale che è intimamente connessa al ciclo umano: nascita, vita e morte.
A Milano ha partecipato a un laboratorio presso la Fonderia Artistica Battaglia, affinando le sue capacità nella tradizione secolare di creazione artigianale di manufatti in bronzo, attraverso la complessa tecnica della fusione a cera persa.
White ha trascorso la fase conclusiva della sua residenza in Italia a Todi, in Umbria, per consolidare le sue capacità di lavorazione dei metalli sotto la guida di Michele Ciribifera, che per trent'anni ha lavorato come assistente della scultrice Beverly Pepper. Impegnata in un intenso lavoro in studio, White ha esplorato tecniche e metodi nuovi, sperimentando attivamente i processi di fabbricazione del metallo.
Deadweight
Whitechapel Gallery (2 luglio – 15 settembre 2024)
Collezione Maramotti (27 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025)
Composto da quattro nuove opere scultoree, il progetto Deadweight coniuga forza e delicatezza. Le forme forgiate con ferro arrugginito, resti organici di sisal, rafia, legname e argilla caolino, evocano immagini di ancore, lo scafo di una nave e scheletrici resti marini. Queste opere eteree presentano un futuro afro, situato al di fuori della tradizionale fantascienza utopistica, in un regno oceanico che ha il potenziale di offrire realtà fluide e ribelli, liberate dall’influenza capitalistica e coloniale.
Un’importante innovazione dell’opera è rappresentata dall’immersione delle sculture nel Mar Mediterraneo da parte di White, gesto poetico che evidenzia il permanente effetto trasformativo del mare sui materiali.
La nuova commissione intreccia le teorie della soggettività nera, l’afropessimismo e l’idrarchia dal basso, scardinando le convenzionali dinamiche di acquisizione di potere attraverso la terraferma e il mare. White riconcettualizza la nozione di Shipwreck(ed) [naufragio/naufragato] sia come atto riflessivo sia come stato di esistenza, interrogando le strutture di potere consolidate ed evocando narrazioni di ribellione e liberazione.
Le sculture di White, come fari, ricordano mondi immaginari legati al mare che profetizzano l’emergere dell’Apolide: “un futuro [Nero] che, pur non essendosi ancora materializzato, deve arrivare”.
White, dopo la prima tappa dell’esposizione alla Whitechapel Gallery di Londra, ha rielaborato l’allestimento delle opere adattandolo agli spazi della Collezione Maramotti.
Successivi riconoscimenti
Nel 2022 White ha ricevuto il Foundwork Artist Prize, premio che riconosce e sostiene la pratica degli artisti contemporanei.
Titolo: Dominique White. Deadweight
Testi di: Olamiju Fajemisin, Alexis Pauline Gumbs
Poesie di: June Jordan
Conversazione: Dominique White e Bina von Stauffenberg
Editore: Whitechapel Gallery, Londra
Anno di pubblicazione: 2024
Numero di pagine: 108
Dimensioni: 24 x 17 cm
Lingua: inglese / italiano